Coltura semi-idroponica delle orchidee (Semi-Hydroponic Culture)
Raccolgo appunti e link sulle orchidee in semi-idroponica (Semi-Hydroponic Culture), una tecnica colturale che sembra sia una vera e positiva innovazione nel campo della coltivazione amatoriale delle orchidee, in casa e fuori, diciamo da un paio di anni a questa parte. Se ne parla soprattutto all’estero, meno in Italia…almeno dalle mie ricerche.
Se qualche lettore avesse per caso esperienza in merito…i commenti sono qui sotto per condividerla. 🙂
Personalmente ancora non ho avuto modo di provarla, ma entro l’estate vorrei proprio sistemare 2 piantine di specie diverse con questo metodo, una fuori e una dentro l‘orchidario.
E’ una coltivazione che non sostituisce l’utilizzo di orchidari e terrari, perfetti per dare il clima più simile a quello che le piante trovano in natura, ma aiuta in tutti i casi in cui non si vuole o non si può tenere un accessorio del genere dentro casa.
In cosa consiste?
E’ molto semplice: si usano dei vasi di plastica trasparente, meglio se un po’ più alti di quelli “classici” per orchide, chiusi alla base ma con 2 buchi a circa 3-4 cm dal fondo. Come substrato di coltivazione si usa l’argilla espansa normale, di dimensioni abbondanti, 10-15 mm, non quella piccolissima per capirci.
Con questo sistema l’orchidea avrà la possibilità di avere sempre disponibile una riserva di acqua e fertilizzante sul fondo, così che l’argilla per capillarità sarà tutta umida, tranna il primissimo strato in superficie, che si asciuga velocamente per il contatto con l’aria. Noi dovremo solo innaffiare fino al limite superiore del vaso…poi dai buchi laterali uscirà l’acqua in eccesso, che potremmo raccogliere in un sottovaso per riutilizzarla per le altre piante. Non possiamo innaffiare troppo perchè dai buchi automaticamente uscirà l’acqua in eccesso. Le radici potranno poi scegliere il grado di umidità desiderato, allungandosi fino a toccare l’acqua sul fondo, se preferiscono. 🙂I grossi granuli di argilla, inoltre, hanno il grandissimo pregio di far passare tranquillamente l’aria fra le radici, cosa molto importante per evitare che marciscano. Sembra infatti che il principale motivo di morte fra le orchidee coltivate in casa è proprio per la troppa acqua e la poca aria alle radici.
L’uso del concime deve essere costante, ad ogni innaffiatura, e sembra che sia meglio diluirlo moltissimo, specialmente nelle fasi iniziali del radicamento.
Sembra validissima soprattutto per Phragmipediums e Cymbidium, ma è valida anche per tante altre specie e ha il pregio innegabile di
– fornire umidità costante alle radici delle pianta (non alle foglie…però) ma anche buona areazione
– facilitarci nel riconoscere QUANDO annaffiare…ce lo dice il nostro vaso
– facilitare anche la somministrazione di concime alle radici
– permetterci di allontanarci per alcuni giorni dalle piante senza patemi
Infine, per avere la sicurezza di usare argilla veramente NEUTRA, quindi pulita e che non rilasci nulla alle radici delle orchidee, potremmo usare questa sequenza di azioni:
- macerare in acqua calda per 24 ore con aggiunta di qualche goccia di varecchina ed un cucchiaino di sapone neutro
- Dopo 24 ore risciacquare e mettere ancora a macerare in acqua calda
- Dopo altre 24 risciaquare fino a che non sono completamente sparite le tracce di sapone o sali o terra, insomma quando dalle “biglie” di argilla esce solo acqua pulitissima!
Posto anche un link a un’enorme lista di specie che sono state coltivate con successo in coltura semi-idroponica.
20 Gennaio, 2015
Io ho eliminato del tutto i substrati , per aumentare l’esposizione all’aria e alla luce delle radici, e coltivo le orchidee riposte dentro un vaso di vetro completamente vuoto. Questo comporta la necessità di 3 0 4 annaffiature al giorno ,a spruzzo con acqua distillata sulle radici sulle foglie e fiori.
Periodicamente solo per le radici aggiungo all’acqua del concime liquido. Inoltre per ottenere un aspetto più gradevole e naturale sospendo il vaso di vetro in aria possibilmente vicino ad una sorgente di calore,in inverno, eliminando anche gli orribili sostegni,lasciando cadere giù i rami ed i fiori come succede in realtà .
21 Febbraio, 2015
Mi sono accorto molto in ritardo di questo commento da moderare… scusami Ernesto, e grazie per il tuo contributo!
Ma non hai qualche foto da farci vedere, o in link al tuo sito?
17 Maggio, 2015
Ciao, ho intrapreso da circa un mese la coltura semi idroponica di tutte le mie phalaenopsis e devo dire cge mi ritengo abbastanza soddisfatta.Ovviamente i risultati migliori si hanno con quelle le cui radici erano già in buono stato, ma devo dire che per pra funziona anche per alcune che qualcuno mi aveva consigliato di gettare in quanto il mio era solo accanimento terapeutico. Per intenderci phal che erano rimaste all’aperto sorto la pioggia fino al mese di novembre.Noto che steli e foglie crescono al doppio della velocità in semi-idroponica.